Uffizi – Una visita al museo come non l’avete mai fatta…

2° giorno, venerdì 11 maggio 2018: Firenze (381.190 ab. – 55 m s.l.m. – 14°-26°)

Un turista ha pagato 36 € anziché 24 € per entrare agli Uffizi perché il sito ufficiale è introvabile su Google, ecco come evitare il suo errore (cliccare qui).


Per quanto riguarda il discorso coda facciamo chiarezza: con la prenotazione in mano (che ha stampate data e ora della visita; noi avevamo prenotato la fascia 8:30 – 8:45) ci si deve recare alla biglietteria n. 3 (piazzale degli Uffizi sul lato destro guardando verso l’Arno) all’ora stabilita (meglio 10 minuti prima). La fila dei prenotati viene scandita ogni 15 minuti. Per maggiori informazioni cliccare qui.

Galleria degli Uffizi
La Galleria degli Uffizi, uno dei maggiori musei del mondo, trova le sue origini nel 1560, quando Cosimo I de’ Medici commissiona a Giorgio Vasari un progetto per la costruzione di un grande palazzo a due ali, sul fiume e quasi in aria, destinato ad accogliere gli uffici amministrativi e giudiziari (Uffizi) dello Stato fiorentino.
Si deve allo stesso Vasari la costruzione, realizzata cinque anni dopo, di una galleria aerea che, passando sopra Ponte Vecchio e la chiesa di Santa Felicita, collega gli Uffizi alla nuova residenza medicea di palazzo Pitti e termina nel giardino di Boboli.
Il primo vero nucleo della Galleria è creato da Francesco I, figlio di Cosimo, che, dopo aver trasformato l’ultimo piano degli Uffizi in luogo dove passeggiare, con pitture, statue e altre cose di pregio, affida al Buontalenti la realizzazione di una Tribuna nella quale sono raccolti arredi e opere d’arte.


Madonna dell’Umiltà di Masolino, 1423
Gli Uffizi ospitano oggi un patrimonio artistico immenso, comprendente migliaia di quadri che vanno dall’epoca medievale a quella moderna, un gran numero di sculture antiche, di miniature, di arazzi.
Celebre la raccolta di autoritratti, incrementata costantemente nel tempo, anche con acquisizioni e donazioni di artisti contemporanei, alla quale si affianca la raccolta del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe.
Dello stesso architetto è anche il Teatro mediceo, fatto costruire nel 1586 in corrispondenza del primo e del secondo piano attuali dell’ala est del museo.
Ferdinando I, fratello di Francesco, nel 1589 farà trasformare il terrazzo posto vicino alla Tribuna in un ambiente chiuso, che diverrà la Loggia delle Carte geografiche.
Un giardino pensile, allestito sopra la Loggia dell’Orcagna, si trova al termine dell’altra ala della Galleria.
La Galleria occupa interamente il primo e secondo piano del grande edificio costruito tra il 1560 e il 1580 su progetto di Giorgio Vasari: è uno dei musei più famosi al mondo per le sue straordinarie collezioni di sculture antiche e di pitture (dal Medioevo all’età moderna).

Il Crocifisso con storie della Passione e della Redenzione di un maestro toscano anonimo (Maestro della Croce 432), databile all’ultimo quarto del XII secolo. Si tratta del dipinto più antico della Galleria.
Le raccolte di dipinti del Trecento e del Rinascimento contengono alcuni capolavori assoluti dell’arte di tutti i tempi: basti ricordare i nomi di Giotto, Simone Martini, Piero della Francesca, Beato Angelico, Filippo Lippi, Botticelli, Mantegna, Correggio, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio, oltre a capolavori della pittura europea, soprattutto tedesca, olandese e fiamminga. Non meno importante nel panorama dell’arte italiana la collezione di statuaria e busti dell’antichità della famiglia Medici. La collezione abbellisce i corridoi della Galleria e comprende sculture romane antiche, copie da originali greci andati perduti.

La Madonna di Ognissanti, Giotto-1310
Sala 2 – Pittura del Due e Trecento. Qui sono esposte le tre Maestà di Cimabue, Duccio di Buoninsegna e Giotto. Il titolo Maestà viene attribuito alla rappresentazione della Madonna con il Bambino seduta in trono e circondata da Angeli e Santi. La tecnica è la tempera su tavola con fondo a foglia d’oro. Confrontando le tre opere si riesce a cogliere il cambiamento di stile che si verifica in Italia alla fine del Duecento.

Infatti, mentre nei secoli XI-XIII la scultura e l’architettura avevano già trovato un linguaggio originale nell’Europa occidentale con lo stile romanico e gotico, la pittura era rimasta ancora molto dipendente dallo stile greco bizantino, come si può vedere nella Maestà di Cimabue, del 1280/90. Una rappresentazione più naturalistica dello stesso tema si nota nell’opera di Duccio, dipinta nel 1285, ma è con Giotto che inizia la nuova pittura.


Annunciazione tra i santi Ansano e Margherita Simone Martini e Lippo Memmi-1333

Questi, al pari del suo contemporaneo Dante Alighieri, non parla più greco o latino ma italiano, le sue figure sono collocate in uno spazio tridimensionale, acquistano concretezza corporea e sanno rivelare i loro sentimenti attraverso le espressioni del viso e la gestualità. Si noti ad esempio, in questa Maestà del 1310, la figura della Madonna, della quale per la prima volta si vede il corpo sotto le vesti.


Sala 5-6 – Gotico internazionale. Fra le tante belle opere spicca per la sua raffinatezza l’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano, firmata e datata 1423.

Adorazione dei Magi, Gentile da Fabriano-1423

Può essere presa ad esempio del passaggio dal gotico cortese al Rinascimento: conserva il carattere del Gotico nella rappresentazione dei costumi sontuosi e nella ricchezza della cornice e dello sfondo dorato, si accosta al Rinascimento per la struttura compositiva e la narrazione della storia. Infatti qui non abbiamo più la suddivisione delle figure nei diversi pannelli come nei trittici o polittici ma nella stessa scena c’è la rappresentazione dell’intera storia, che inizia in alto con i tre Re Magi che vedono la stella cometa e che poi la seguono viaggiando attraverso Gerusalemme fino a Betlemme.

Nelle scenette della predella, inoltre, il pittore abbandona il fondo dorato e adotta la rappresentazione del cielo atmosferico, che insieme alla prospettiva è uno dei nuovi elementi della pittura rinascimentale.

Sala 7 – Nelle opere di questa sala, dedicata al primo Rinascimento, sono presenti tutti gli elementi che caratterizzano l’arte nuova: la rappresentazione dello spazio tridimensionale ottenuta con la prospettiva, come si vede nella grande tavola della Battaglia di San Romano (1438/40) di Paolo Uccello, lo studio della luce naturale, che crea un bellissimo effetto nella Pala di Santa Lucia dei Magnoli (1440 circa) di Domenico Veneziano, la centralità dell’uomo e lo studio dell’anatomia che vengono espressi i maniera potente nella Madonna col Bambino e Sant’Anna di Masaccio e Masolino (1425 circa).

Battaglia di San Romano, Paolo Uccello-1438

La riscoperta delle opere dei filosofi e degli scrittori antichi, che già nel Trecento aveva dato origine agli studi umanistici di Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio, si accompagna nel Quattrocento a Firenze al rinnovamento dell’arte attraverso lo studio dell’antico, di cui sono primi protagonisti Filippo Brunelleschi, Donatello, Masaccio, Lorenzo Ghiberti e Luca della Robbia.

Sala 8 – La celebre Madonna col Bambino e due angeli (1465) di Filippo Lippi, ora conservata in questa sala ma probabilmente proveniente da Palazzo Medici, rappresenta l’esempio più famoso della rappresentazione di questo tema nella tradizione del Quattrocento fiorentino.


Lippina, Filippo Lippi-1465

Le Madonne di Filippo Lippi, pittore molto ammirato da Cosimo il Vecchio e Piero de’ Medici, sono caratterizzate da una straordinaria grazia e dall’espressione vivace e domestica degli affetti.

I Duchi di Urbino, Piero della Francesca-1472
I Duchi di Urbino di Piero della Francesca (1465-1472) sono invece un capolavoro nel genere del ritratto, che ebbe grande importanza nel Rinascimento. Federico da Montefeltro e Battista Sforza sono raffigurati di profilo, come nelle medaglie antiche che rappresentavano le effigi dei Cesari, ma i volti non sono idealizzati e attraverso i tratti caratteristici e veri della loro fisionomia appaiono le personalità di questi due sposi: la duchessa intellettuale e raffinata con la sua ampia fronte, il duca imperioso e machiavellico, dal grande, famoso, naso che ne esprime tutta l’autorità. I due ritratti hanno come sfondo un bellissimo paesaggio rappresentato come in una veduta panoramica, dove il cielo sfuma nella terra lungo la linea dell’orizzonte. Questi elementi sono stati fondamentali per lo sviluppo della pittura nel Quattrocento ed in particolare per Leonardo da Vinci e Raffaello.


Primavera, Sandro Botticelli-1480

Sala 10-14 – In questa sala sono raccolti i capolavori che rendono famosi gli Uffizi in tutto il mondo: La Nascita di Venere e La Primavera di Sandro Botticelli, espressione più alta della cultura umanistica fiorentina ispirata al Rinascimento pagano.


Nascita di Venere, Sandro Botticelli-1483

Vennero eseguiti per la famiglia dei Medici che sapeva apprezzare la bellezza dell’antico anche nelle opere moderne e che realizzò una meravigliosa unione fra denaro e bellezza.


Madonna della melagrana, Sandro Botticelli-1487


Calunnia Sandro Botticelli-1496


Sala 15 – Leonardo da Vinci è il protagonista di questa sala, dove si ammirano due sue opere giovanili: il Battesimo di Cristo e l’Annunciazione.


Annunciazione, Leonardo da Vinci-1473

Il primo è famoso perché costituisce il primo esempio di pittura del geniale artista. Infatti la maggior parte dell’opera venne dipinta da Andrea del Verrocchio, presso il quale Leonardo era apprendista, e solo l’angelo raffigurato di spalle e di cui si vede il profilo è di Leonardo, che lo seppe rappresentare con una morbidezza e una grazia del tutto diverse dalle altre figure, un poco rigide, del maestro. L’Annunciazione (1472 circa) è invece tutta di Leonardo, allora ventenne, che qui dà un saggio del suo famoso “sfumato” nel paesaggio retrostante.


Pietà, Pietro Perugino-1488


Liberazione di Andromeda, Piero di Cosimo-1512


Battesimo-di-Cristo-Andrea-del-Verrocchio-1477

Sala 18 – Apollino – La scultura fu trasferita a Firenze da Villa Medici a Roma insieme con le statue del gruppo dei Niobidi nel 1770: dall’epoca dell’arrivo a Firenze, l’Apollino è sempre rimasto nella Tribuna del Buontalenti, dove incorse in una singolare disavventura intorno al 1840, quando gli rovinò addosso un dipinto e necessitò delle cure dello scultore Lorenzo Bartolini per gli interventi di restauro. Ad una moderna reintegrazione si devono anche la mano destra, il braccio sinistro da sotto il gomito, parte della base, il naso ed il ciuffo.

SALA DELLA NIOBE


Pietà, Lorenzo da San Severino-1491

Trittico-degli-Uffizi-Andrea-Mantegna-1460


Nella neoclassica sala della Niobe, che dal 1781 conserva la prestigiosa serie di marmi antichi provenienti dalla Villa Medici a Roma, sono collocate le due grandi tele incompiute di Pietro Paolo Rubens con i fasti del re di Francia Enrico IV. Fu la moglie del re, Maria de’ Medici, che commissionò al grande pittore olandese sia la serie di ben 21 tele (1621-25) per il palazzo del Luxembourg, ancora conservata a Parigi, sia queste due, del 1628-31, rappresentanti Enrico IV alla battaglia di Ivry e la sua entrata trionfante a Parigi, che Ferdinando II recuperò ad Anversa. Rubens fu artista prediletto delle due sorelle Medici figlie di Francesco I: oltre che per la regina Maria lavorò infatti anche alla corte di Mantova per la duchessa Eleonora de’ Medici, sposa del duca Vincenzo Gonzaga. Per entrambe le famiglie svolse anche il ruolo di agente, facendo loro acquistare insigni capolavori per le loro collezioni, come per esempio La morte della Vergine del Caravaggio, comperata per i Gonzaga nel 1607 e ora al Louvre. A Maria de’ Medici dimostrò fedeltà e affetto fino alla fine, aiutandola, dopo che era stata allontanata dalla Francia, durante l’esilio in Olanda.
Nella sala della Niobe è stato recentemente ricollocato anche il grande dipinto di Giusto Suttermans con Il giuramento del Senato fiorentino a Ferdinando II. Al centro si vedono i senatori, tutti appartenenti alla nobiltà fiorentina, che rendono omaggio all’imberbe granduca, che si trovò a succedere al padre Cosimo II ad appena 11 anni nel 1621. Accanto a lui stanno infatti, severe e vestite a lutto, la madre Maria Maddalena d’Austria e la nonna Cristina di Lorena (nipote di Caterina dei Medici), che di fatto saranno per molti anni reggenti al posto del giovane Ferdinando. Fanno da cornice alla scena le personificazioni dell’Arno e della Firenze medicea.

Sala 34 – Sarcofago con Fatiche di Ercole –
Nel nostro sarcofago, la scelta del defunto ricadde su un mito assai noto: le Fatiche di Ercole. Il racconto prende avvio sul lato sinistro, dove l’eroe è raffigurato come un giovinetto imberbe e prosegue sulla destra, dove appare adulto e barbuto. Sulla fronte Euristeo, re di Micene, affida le prime sei fatiche affidate ad Ercole. Procedendo da sinistra, un Ercole giovane lotta contro il leone di Nemea, l’idra di Lerna, il cinghiale di Erimanto e la cerva di Cerinea; poco dopo la metà della lastra, l’eroe è raffigurato in età matura mentre uccide gli uccelli del lago Stinfalo e pulisce le stalle del re Augia.
CORRIDOIO DI MEZZOGIORNO
Dal 1613, opera di Frans Pourbous il Giovane, è conservato agli Uffizi il ritratto della regina Maria de’ Medici con l’abito ornato dai gigli di Francia, collocato accanto a quello del marito Enrico IV di Borbone alla testata del corridoio di mezzogiorno. Figlio cadetto di Maria fu Gaston d’Orléans, nonno materno dell’Elettrice Palatina Anna Maria Luisa de’ Medici e dell’ultimo granduca Gian Gastone, che proprio da lui prende il nome. Le figlie di Maria, Elisabetta ed Enrichetta Maria, andarono spose rispettivamente al re di Spagna Filippo IV e al re d’Inghilterra Carlo I Stuart, fatto decapitare da Cromwell.
CORRIDOIO DI LEVANTE
Alla fine del corridoio di levante, sulla parete destra in alto si trova il ritratto della regina Caterina de’ Medici in abito vedovile nero, colore da lei indossato dopo la morte del marito, ucciso incidentalmente da un cavaliere inglese durante un torneo. I Francesi chiamano ancora oggi Caterina “reine noire”, non solo per il colore che indossava ma soprattutto in ricordo della strage degli ugonotti nella notte di San Bartolomeo, fra il 23 e il 24 luglio del 1572, e anche per l’interesse per le scienze occulte praticate dal suo consigliere Nostradamus. Il quadro, opera del pittore francese Jean Guignard, si trova in Galleria dal 1590.

Tondo Doni, Michelangelo-1506
Sala 35 – E’ la sala dedicata al Tondo Doni di Michelangelo, l’unico dipinto a tempera su tavola di sicura attribuzione che si conserva del grande artista. Il soggetto è la Sacra Famiglia e venne commissionata da Agnolo Doni e Maddalena Strozzi nel 1506. L’opera si colloca dunque tra l’esecuzione della statua del David (terminata nel 1504) e gli affreschi della Cappella Sistina, iniziati da Michelangelo a Roma nel maggio del 1508. La cornice è originale e venne intagliata nella bottega dei Del Tasso su disegno di Michelangelo stesso.
Per completare la triade dei più importanti pittori italiani del Cinquecento bisogna scendere al primo piano.


Venere, Lorenzo di Credi-1494

Sale 36-37 – Sarcofago Matrimonio dei Dioscuri e le Leucippidi
Il sarcofago raffigura il matrimonio dei Dioscuri con le Leucippi. Narra il mito che Castore e Polluce, figli di Zeus e di Elena, fossero invincibili; i due fratelli fecero parte della mitica spedizione degli Argonauti, distinguendosi sempre per abilità e coraggio. Accadde però che sulla loro strada incontrassero due bellissime fanciulle, figlie di Leucippo, re di Messenia, promesse spose agli Afaridi. I fratelli, pur di averle, arrivarono a corrompere il padre, riempiendolo di doni preziosi. Questo ovviamente scatenò l’ira dei promessi sposi che ingaggiarono una battaglia sanguinosa il cui risultato fu la morte di Castore. Polluce, distrutto da dolore, chiese al padre di prendere anche la sua vita, ma Zeus rifiutò, concedendogli in cambio di perdere metà della sua immortalità a favore del fratello. Questa storia assai complicata è ben rappresentata sul sarcofago: ai lati di una figura femminile centrale i Dioscuri ghermiscono le figlie di Leucippo. A sinistra due guerrieri sono impegnati in un combattimento corpo a corpo, mentre a destra, una donna ed un guerriero con elmo e scudo si allontanano osservando la scena, inquadrata agli angoli da due Horai o Nikai alate. Sui lati brevi vi sono due coppie costituite da una figura femminile ed una maschile, per cui si è proposta l’identificazione con i Dioscuri e le Leucippidi divenute loro spose. Sul bordo del sarcofago si legge ancora parte dell’iscrizione che testimonia il dolore di Servio Cornelio Dionisio per la morte della moglie Allia Persilla.

Sala 45 – La sala 45 ospita un’altra Venere, dipinta nel 1587-88 dal bolognese Annibale Carracci e acquistata dai Medici a Roma nel 1620. La rappresentazione della dea appariva all’epoca troppo lasciva, perciò le due dame sopra ricordate, Cristina di Lorena e Maria Maddalena d’Austria, la fecero esporre in Tribuna coperta da una tela con soggetto moraleggiante.


Crocifisso con la Maddalena, Luca Signorelli-1503

La Madonna Medici di Luca Signorelli esposta qua fu dipinta del 1490. Anche qui abbiamo la testimonianza del Vasari che la dice donata insieme alla Educazione di Pan (distrutta a Berlino durante la seconda guerra mondiale) a Lorenzo il Magnifico dal pittore. Conservata nella villa medicea di Castello passò agli Uffizi nel 1779. Arrivati in fondo al corridoio suggeriamo una sosta al caffè, comprendente anche una foto ricordo sulla bellissima terrazza sovrastante la Loggia dei Lanzi.

2018 11 maggio – Firenze Terrazza degli Uffizi
Dal bar degli Uffizi si accede alla terrazza sopra la Loggia dei Lanzi, ottimo punto di osservazione per Piazza della Signoria, Palazzo Vecchio e la Cupola del Brunelleschi.

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