Torino in quattro giorni

3° giorno, sabato 8 luglio 2017: Torino – Reggia della Venaria – Palazzo Reale

Il mattino presto, per andare a prendere il Venaria Express, siamo passati in Piazza San Carlo di fronte al Caffè Torino dove si trova un toro, dorato sul pavimento del porticato, che la tradizione vuole porti fortuna se gli si calpestano gli attributi.

Venaria dista circa 10 chilometri dal centro di Torino e si raggiunge appunto con la linea dedicata GTT Venaria Express, navetta che collega direttamente il centro di Torino, la stazione di Porta Susa e, passando davanti allo Juventus Stadium con il Borgo Antico di Venaria, la Reggia di Venaria e il Parco La Mandria .

Ottima idea di trascorrere alcune ore fra giardini e sale maestose a riprova del lusso e della ricchezza che un tempo governavano la zona. Magnifici sono i giardini con i 1700 alberi da frutta; abbiamo fatto il giro con il trenino per vedere tutto l’enorme spazio verde. Si può fare persino il giro in gondola. La Freccia di Diana, un simpatico trenino, accompagna i visitatori lungo le scenografie verdi del Parco basso: Peschiera, Giardino delle Sculture Fluide, Canale, Fontana d’Ercole, Potager Royal fino ai suggestivi resti del Tempio di Diana (cliccare qui).

La reggia di Venaria Reale (in piemontese ël Castel ‘dla Venarìa) è una delle Residenze Sabaude parte del sito seriale UNESCO iscritto alla Lista del Patrimonio dell’umanità dal 1997. Nel 2016 ha fatto registrare 1.012.033 visitatori (cliccare qui).

Progettata nel 1658 dall’architetto Amedeo di Castellamonte, a commissionarla fu il duca Carlo Emanuele II che intendeva farne la base per le battute di caccia nella brughiera collinare torinese.

Lo stesso nome in lingua latina della reggia, Venatio Regia, viene fatto derivare dal termine reggia venatoria. Al borgo si unirono molte case e palazzi di lavoratori e normali cittadini che vollero abitare nei dintorni della reggia, fino a far diventare Venaria Reale un comune autonomo della provincia di Torino.

La scelta del sito, ai piedi delle Valli di Lanzo, fu favorita dalla vicinanza degli estesi boschi detti del Gran Paese, ricchissimi di selvaggina: un territorio che si estende per un centinaio di chilometri fino alle montagne alpine, giungendo a sud e ad est in prossimità del capoluogo.

La Reggia è sede di svariate mostre come “Jungle, l’immaginario animale nella moda”, una mostra nata per piacere sia agli antropologi sia alle fashion victim (vittime della moda). Un intero piano della residenza è stato colonizzato dall’animalier (dal leopardato, zebrato, tigrato, pitonato) e dalle zoomorfie, cioè dalle diverse elaborazioni simboliche che gli stilisti di tutti i tempi hanno fatto del manto e delle forme animali.

Il maculato, lo zebrato, il disegno occhiuto delle ali di farfalla rimbalza su abiti icona che vanno da Ferrè a Dior, passando per l’immancabile Cavalli che ha fatto dell’urban jungle uno stile irrinunciabile passando per Dries Van Noten (sì anche lui ha ceduto al fascino della donna ghepardo) e Stella Mc Cartney.

La Galleria Grande è certamente l’ambiente più spettacolare di tutto il Palazzo dei Re. Percorrendola con lo stesso stupore e meraviglia dei viaggiatori del passato ci immergiamo nell’atmosfera magnifica e raffinata del Settecento. E’ il luogo del potere per eccellenza, dedicato alle glorie e alle virtù del regno.

Questa galleria di luce univa l’appartamento del re Carlo Emanuele III a quello dell’erede al trono Vittorio Amedeo III, sottolineando maestosamente la continuità delle due figure e l’importanza dei due appartamenti (cliccare qui) .

La galleria, alta 15 metri, larga 11 e lunga 73, presenta una raffinata decorazione a stucco che ricopre l’intera superficie di volta e pareti. Il volto attuale della galleria è sostanzialmente frutto della riplasmazione, effettuata da Filippo Juvarra a partire dal 1716, di quanto già eseguito su progetto di Michelangelo Garove fra il 1703 ed il 1708.

La Scuderia Juvarriana -uno degli spazi architettonici più imponenti della Venaria e del barocco europeo- completa il percorso di visita della Reggia dedicato al Teatro di Storia e Magnificenza della dinastia sabauda.

All’interno è esposto lo splendido Bucintoro, fatto realizzare a Venezia da Vittorio Amedeo II fra il 1729 e il 1731, oggi unico esemplare originale rimasto al mondo, presentato in un allestimento spettacolare completamente nuovo ed inedito che prevede filmati didattici, luci e musiche originali, con la celebre imbarcazione “armata” per intero con albero, remi e vele (cliccare qui).

Il Bucintoro, infatti, presenta un allestimento speciale, attrezzato su uno scafo tradizionale di peota veneziana, qui arricchita con imponenti sculture a tutto tondo, bassorilievi e intagli decorativi lungo i fianchi dello scafo. La peota è un tipo d’imbarcazione fluviale a fondo piatto, con “opera viva” di modesto pescaggio, adatta alla navigazione in acque basse e diffusa nella laguna veneta dal XVII agli inizi del XX secolo. Di media grandezza e con murate basse, l’imbarcazione è provvista di un’ampia cabina finestrata (tiemo), destinata al trasporto di persone, merci e materiali.

Il Bucintoro sabaudo è lungo quasi 16 metri, largo 2,60 metri, con albero di 12,20 metri. Il tiemo, lungo 5 metri, con tetto a botte in legno, è illuminato da 10 finestrelle chiuse da cristalli e da scuri lignei a saracinesca decorati. L’interno, munito di panche, in origine ospitava due piccoli troni, una tavola, ricchi tessuti e preziosi tappeti. Quattro lanterne in legno e ottone, poste sugli angoli all’esterno del tiemo completavano la dotazione del Bucintoro. La scultura di Narciso comprendeva anche una faretra e un arco, oggi scomparsi.

Insieme si ammirano anche alcune fra le più sontuose carrozze di gala utilizzate dai Savoia nell’Ottocento, tra cui la Berlina dorata, in prestito dal Palazzo del Quirinale di Roma.

Tornati a piazza Castello, visitiamo il Palazzo Reale (cliccare qui) che è la prima e più importante tra le residenze sabaude in Piemonte, teatro della politica del regno sabaudo per almeno tre secoli.

È collocato nel cuore della città, nella Piazzetta Reale adiacente alla centralissima Piazza Castello, da cui si dipartono le principali arterie del centro storico: via Po, via Roma, via Garibaldi e via Pietro Micca. Si sviluppa attorno a un cortile interno e affaccia in parte sui giardini reali recentemente restaurati. L’esterno non è appariscente ma appena entrati si viene colpiti dalla monumentale bellezza dello Scalone d’onore con la volta affrescata, i dipinti alle pareti e la possente balaustra in marmo. Un unico biglietto consente la visita di diversi percorsi.

Merita la Galleria Sabauda con l’esposizione di oggetti particolari come l’astrolabio, ovvero lo strumento astronomico per calcolare la posizione dei corpi celesti, i busti in marmo e i testi antichi, oltre ovviamente all’immancabile raccolta di quadri. Le sale di rappresentanza testimoniano la ricchezza della dinastia dei Savoia e fra tutte ci hanno colpito la sala del trono, e la sala delle udienze private in cui è conservata una grande coppa in pietra di malachite verde.

Tuttavia il gioiello del palazzo è l’Armeria Reale. La mostra di armi accanto a quella delle armature poste in piedi o a cavallo lascia senza parole. Per quanto riguarda i destrieri si tratta di sculture in legno rivestite con veri mantelli di cavallo.

Poi ci siamo diretti verso la chiesa di San Lorenzo nota anche come Real chiesa di San Lorenzo, perché voluta dai Savoia, è ubicata sul lato nord-ovest della centralissima piazza Castello, a pochi passi dalla Piazzetta del Palazzo Reale. L’attuale struttura barocca fu opera di Guarino Guarini, eseguita tra il 1668 e il 1687. Subito dopo entriamo nella basilica del Corpus Domini che è una chiesa in stile barocco, eretta a perenne ricordo del grande miracolo eucaristico che, secondo le testimonianze avvenne nel 1453 nella città di Torino. La prima cappella di destra è dedicata alla Madonna delle Grazie. A lato, la statua in bronzo del Cottolengo nell’atto di invocare la grande grazia (2 settembre 1827). È opera insigne dello scultore Davide Calandra.

In seguito ci avviamo verso il Parco del Valentino, disteso lungo la riva del Po e distante nemmeno quindici minuti a piedi dall’hotel.

La giornata è calda, l’ideale per scoprire il polmone verde della città, la versione torinese del Central Park di New York.

L’edificio fiabesco in stile francese del castello del Valentino, riadattato nel ‘600 dalla principessa Cristina di Francia poi diventata duchessa di Savoia, ha accompagnato il nostro girovagare tra i tanti sentieri e le piste ciclabili, sul viale che costeggia il fiume Po, vale la pena sedersi ad uno dei tavolini dei diversi chioschi per gustare un gelato, un panino o semplicemente una bibita fresca. Così ci si dimentica di essere in città.

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1 Comment so far

  1. ersilio teifreto on 8 Febbraio, 2021

    Siamo dei volontari nel borgo speciale di Ranverso, dove in ore serali avete scattato una foto dell’ex ospedale e una del frontale della Chiesa le troviamo bellissime, intressante la sua descrizione dell’origine del luogo, l’Ospedale della Precettora staccato dalla Chiesa tutto costruito nella grande Abbazia,
    i volontari Ersilio Teifreto

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