Long weekend a Budapest


Per festeggiare il nostro anniversario di matrimonio ci siamo concessi un bel viaggio romantico, dal 7 al 10 aprile 2017, nella capitale ungherese alla scoperta del “budapestikum” locuzione che sta a indicare impressioni, atmosfere, esperienze che il visitatore può vivere soltanto in questa fantastica città, tranquilla, pulita e accogliente che merita di essere visitata e conosciuta. Tante le cose da vedere e facili da raggiungere, anche a piedi.



Al di fuori degli itinerari di viaggio e di alcune recenti questioni legate all’attualità, dell’Ungheria si sente parlare poco. Per questo motivo (visto anche che avevo in programma una visita alla città di Budapest) ho consultato l’amica Rachele  – ex collega di mia moglie Carla – e autrice di stupefacenti racconti, che vive e lavora nella splendida capitale ungherese già da qualche anno e che purtroppo ci ha potuto supportare solo per il pomeriggio sera del venerdì. Per avere un saggio sulla qualità dei mini-racconti che ci vengono offerti cliccare qui. Leggeteli. Scaricateli e godeteveli tutti magari con questa canzone di sottofondo praticamente irrestistibile: Budapest.

Questo è il post con le sensazioni e le informazioni del viaggio, suddiviso per motivi tecnici in tre parti.


Budapest è la capitale dell’Ungheria e tra le più belle città sul Danubio. È la maggiore città ungherese per numero di abitanti (1.758.000 nel 2015), con un agglomerato urbano di 2.551.000 e un’area metropolitana di 3.284.000 abitanti, nonché centro primario del Paese per la vita politica, economica, industriale e culturale. Budapest nasce ufficialmente nel 1873 con l’unione delle città di Buda e Óbuda, situate sulla sponda occidentale del Danubio, con la città di Pest, situata sulla sponda orientale.

1° giorno, venerdì 7 aprile 2017: Budapest (1.758.000 ab. – 315 m s.l.m. – 6°-15°)
Partenza con Ryan Air venerdì 7 aprile ore 15:15 da Roma Ciampino e arrivo alle ore 16:55 al Terminal 2 dell’aeroporto di Budapest Hungary (BUD-Ferihegy Intl. – una ventina di chilometri dal centro) in perfetto orario. Qui con un taxi arriviamo prontamente al nostro albergo: lo Starlight Suiten Hotel che si è dimostrato essere un magnifico 4 stelle situato in una posizione ideale nel centro di Budapest, a soli 150 metri da Piazza Deák mentre la famosa via dello shopping Váci utca è a soli 5 minuti a piedi.
Tempo di sbrigare le classiche incombenze da check-in e grazie all’amica Rachele ci ritroviamo a girare per Budapest in una comoda auto con l’obiettivo di vedere alcuni posti non facilmente raggiungibili a piedi.


Abbiamo visitato il New York Café, bellissimo, imperdibile e sicuramente tra i più bei caffè al mondo. Si può consumare un pasto o sorseggiare un caffè ascoltando una piccola orchestra che suona musica ungherese e viennese. L’edificio nel quale si trova, risalente al 1894, ha conservato intatto il suo antico splendore; tutto è fatto con materiali preziosi, nello stile architettonico del tardo eclettismo: bronzo, marmo, legno e cristallo, raffinati lampadari e pareti dipinte con affreschi, così come il fondatore aveva sognato e personalmente finanziato.  È parte della storia di Budapest e della vita letteraria ungherese, un tempo sede ufficiale della rivista “Nyugat (Occidente)”.

Il New York Cafè è il cuore pulsante dell’Hotel Boscolo: come un prezioso scrigno disposto su quattro piani, conserva le decorazioni originali che lo hanno reso celebre in tutto il mondo. Sul  soffitto campeggiano gli affreschi di Gusztav Mannheimer e Ferenc Eisenhut, della metà dell’800. Preziosi lampadari veneziani diffondono una luce morbida che si riflette sugli stucchi dorati delle colonne tortili, creando cromatismi d’effetto.

Entrare nel locale significa fare un salto indietro nel tempo: lo sfarzo e la raffinatezza accolgono i visitatori avvolgendoli nel fascino della Belle Epoque.


Che bello girare così senza guardare le mappe. E’ stato veramente spettacolare vedere con l’arrivo del buio la città illuminarsi così bene!

In seguito ci siamo diretti sul Monte Gellért alto 235 metri e a picco sul Danubio. Sulla cima si trova la Statua della Libertà, un simbolo di Budapest che fa parte del Patrimonio Culturale Mondiale dell’Unesco ed offre un panorama incantevole sia sul Palazzo Reale di Buda che su Pest. e lì ci siamo sempre più resi conto di aver scelto la città giusta!
Il monte prende il nome dal vescovo missionario veneziano Gherardo, commemorato anche con una statua, che secondo la legenda su questo monte fu martirizzato nel 1046 dagli ungheresi pagani che si ribellarono alla cristianizzazione in corso.
Anche per gli abitanti di Budapest il monte è un luogo prediletto sia per le passeggiate sia per i suoi sentieri immersi nel verde che per il suo panorama.
In cima al monte sorge la Cittadella, una fortezza costruita dagli austriaci per controllare meglio la capitale ungherese dopo aver soffocato la lotta d’indipendenza del 1948-49.


Davanti alla Cittadella si trova il monumento alla Liberazione o la Statua della Libertà alta 14 metri, raffigurante una donna che regge tra le braccia tese verso il cielo una foglia di palma, la palma della vittoria.

La statua fu eretta nel 1947 per commemorare la liberazione di Budapest da parte dell’Armata Rossa dal nazismo nella Seconda Guerra Mondiale ed ormai è diventata un simbolo di Budapest.

Infine intorno alle ore 22:00 siamo andati a cenare in un ristorante davvero carino: Paprika Vendeglo, vicino alla piazza degli Eroi; locale accogliente e caratteristico con menù in lingua italiana e cucina davvero ottima in special modo il gulasch, il fegato d’oca e la coscia di anatra al forno, il tutto innaffiato da vino rosso Tokaji ad un prezzo davvero basso visto la qualità.

2° giorno: sabato 8 aprile 2017
Iniziamo la giornata partendo da uno dei perni della città, il Parlamento. Per le ore 10:15 avevamo già prenotato su internet la visita guidata in italiano.

Prima della visita, è doverosa una passeggiata lungo le sponde del Danubio (cliccare qui),  dal Ponte delle Catene fino al Ponte Margherita.


Il Ponte delle Catene è il ponte più vecchio e indubbiamente anche il più noto di Budapest. Per collegare le due parti della città, è stata scelta la soluzione di un ponte sospeso la cui campata centrale, compresa tra due piloni, era all’epoca tra le maggiori al mondo (202 metri di lunghezza).

Il ponte è decorato all’entrata da statue di leoni, sculture che, a dispetto della tradizione, rappresentano il re degli animali senza lingua. Il traffico scorre sotto i due archi-piloni di impianto neoclassico, mentre i marciapiedi, presso i due piloni, passano dalla parte esterna degli archi appoggiandosi su mensole.

Quando venne inaugurato, unì Buda e Pest che allora (e fino al 1873) costituivano due distinte città sulle opposte sponde del Danubio. In precedenza, Buda e Pest venivano collegate da un ponte su chiatte che, alla fine della bella stagione, andava smontato per essere poi ricostruito tutti gli anni, sicché le due città non erano direttamente collegate durante l’inverno.


Il Ponte delle Catene venne costruito per iniziativa del conte ungherese István Széchenyi, di cui porta anche il nome, e fu inaugurato nel 1849.


Durante la Seconda guerra mondiale (1945) venne fatto saltare dai tedeschi allo scopo di bloccare l’avanzata delle truppe sovietiche; è stato poi ricostruito dalle autorità locali in concomitanza con il centenario dell’inaugurazione (1949).


Il Ponte Margherita (Margit híd) fu realizzato negli anni 1872-76 su progetto dell’architetto francese Ernest Gouin, collega l’Isola Margherita con le Circonvallazioni Szent István körút a Pest e Margit körút a Buda: le due parti del ponte, che si incontrano davanti alla punta dell’isola Margherita, formano non a caso un angolo di 150 gradi (cliccare qui).

Il braccio di collegamento con l’isola fu attivato nel 1901.

Nel novembre 1944 il ponte, che era stato minato dai tedeschi, esplose causando 600 morti. Nel febbraio ’45 i tedeschi ne completarono la distruzione, ma nel dopoguerra fu ricostruito. È lungo, comprese le rampe, 670 metri.


Davanti al Parlamento, sulla sponda del fiume, si trova il Monumento all’Olocausto: molte scarpe ricordano la deportazione e la morte di ebrei ungheresi (cliccare qui).
Le scarpe sulle rive del Danubio è una composizione di fama mondiale ideata dallo scultore Gyula Pauer e dal regista Can Togay; è un memoriale sul lungo Danubio a Budapest, e contiene 60 accoppiamenti di scarpe in bronzo inserito nel calcestruzzo sull’argine del Danubio. Fu eseguito durante l’anno 2005.


Commemora le vittime ebree ungheresi delle uccisioni commesse dai militari della Croce Frecciata, i membri pro-Tedeschi, antisemiti del Partito Nazional Socialista dell’Ungheria nel 1944-1945.
Le uccisioni erano di solito eseguite in massa – le vittime venivano allineate sull’argine e fucilate verso il Danubio, esecuzione-stile. In tre posti separati del memoriale, si può leggere in ungherese, inglese ed ebraico su targhe in metallo: “Alla memoria delle vittime fucilate nel Danubio dai militari della Croce Frecciata nel 1944-45”. E’ un memoriale molto semplice ma molto suggestivo.


Ma ora è il momento della visita del Palazzo del Parlamento il simbolo della città ungherese ed una delle mete turistiche più famose del paese.

Si trova sulla sponda del Danubio dalla parte di Pest. Un palazzo enorme, con ben 691 stanze, di cui solo poche sono visitabili. La Camera Alta era, ed è ancora oggi, luogo di incontri politici; la sala della cupola ripercorre la storia della nazione infatti, sopra le colonne, sono raffigurati tutti i re ungheresi. Al centro si trova una bacheca contenente la Sacra Corona, con la quale venivano incoronati i re, il globo, lo scettro e la spada dell’incoronazione, si dice appartenuta al Re Santo Stefano, primo Re d’Ungheria. La visita termina con lo scalone centrale che rappresenta l’ingresso vero e proprio e che, ancora oggi, viene usato per accogliere le varie delegazioni internazionali in visita.


Al gotico esterno, che si impone con guglie, torrette, arcate e finestre, fanno da contrasto gli stili barocco e rinascimentale dell’interno. La grande facciata sul Danubio non rende giustizia alla grandezza complessiva del palazzo: quasi 18.000 metri quadrati, 27 ingressi e come detto 691 stanze, in lunghezza raggiunge i 268 metri ed i 123 di larghezza. I 96 metri d’altezza dell’edificio rispettano una sorta di equilibrio tra il mondo civile e religioso nella città, infatti: anche la Basilica di Santo Stefano raggiunge i 96 metri, come 896 è l’anno di fondazione della nazione ungherese ad opera del primo re d’Ungheria Arpad.


Lo stile può dirsi un incontro tra modelli del gotico mitteleuropeo e modelli italiani grazie alla notevole cupola centrale, che grazie all’utilizzo del ferro è una delle più grandi nel suo genere e che senza dubbio è uno degli elementi di maggior particolarità del palazzo. Questa cupola si distingue per una sua caratteristica pianta ad esadecagono. La sua struttura riprende essenzialmente quella della cupola a base ottagonale della chiesa gotica di Santa Maria del Fiore, raddoppiandone il numero di lati, e dotandola di un tocco di slancio e di bizzarra eleganza grazie a decine di guglie e all’uso di archi rampanti, che sorreggono un tamburo decisamente prolungato in altezza. Durante il periodo del comunismo, fino al 1990, la guglia più alta era sormontata da una stella rossa.


Fu concepito nell’Ottocento per sottolineare, con un palazzo fastoso e rappresentativo, l’indipendenza finalmente raggiunta degli ungheresi all’interno dell’impero austro-ungarico: precedentemente, i magiari si erano in parte staccati dall’Austria per formare la cosiddetta Transleitania, la metà ungherese dell’enorme impero asburgico (si tratta della divisione detta Ausgleich). Nel frattempo, nel 1873, le tre città di Óbuda, Buda e Pest venivano riunite in un’unica, grande e nuova capitale a cui dare una nuova impronta urbanistica.


Tra il 1885 ed il 1904 venne quindi eretto il prestigioso edificio, seguendo i piani dell’architetto ungherese Imre Steindl (1839-1902) che, con la sua soluzione neogotica, si era imposto alla concorrenza che aveva presentato progetti in diversi stili.


A Nord e a Sud della cupola vennero sistemate le due parti dell’edificio che ospitavano le altrettante Camere in cui si sarebbero riuniti i due rami del Parlamento fino al 1944. In seguito l’Ungheria abbandonò il sistema del bicameralismo: quindi, attualmente si riunisce in questo palazzo una sola camera, l’Assemblea Nazionale di Ungheria (cliccare qui).
L’edificio è anche sede di un’importante biblioteca, del capo del Governo e del Presidente della Repubblica.

Proteste davanti al Parlamento a Budapest.


Poi visitiamo una mostra fotografica in un sottopasso nella piazza davanti al parlamento dove si commemora la rivoluzione del 1956 che diede la speranza della democrazia al popolo di Ungheria.

Un sogno di due settimane, infranto dai carri armati sovietici il 4 novembre, dalla cancellazione del governo di Imre Nagy, da arresti, processi farsa, impiccagioni, massacri di folle radunate in piazza (a Tatabánya, Miskolc, Eger, Sálgótarján, quest’ultimo il più crudele con 131 morti e 150 feriti).

Filmati (cliccare qui), ricostruzioni, interviste ai sopravvissuti, fascicoli dei processi politici, fotografie sono potenti ma non quanto le crude, minuscole celle nelle cantine del palazzo neorinascimentale, dove venivano rinchiusi i prigionieri che visiteremo il giorno dopo.

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