Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma: vecchio e nuovo a confronto

Domenica di pioggia a Roma e allora per non stare in casa tutto il giorno si va alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna. La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma (GNAM) è la più grande collezione di arte contemporanea italiana. Situata vicino a Villa Borghese, possiede oltre 4.400 opere di pittura e scultura e oltre 13.000 disegni e stampe di artisti – prevalentemente italiani – dell’Ottocento e del Novecento. Nelle sue 55 sale è possibile vedere i capolavori della collezione, circa 1.100 opere. Si colse l’occasione dell’Esposizione internazionale di Roma del 1911 (50° dell’Unità d’Italia) per costruire a Valle Giulia l’edificio attuale come sede stabile della Galleria. Il palazzo delle belle arti venne progettato dall’architetto e ingegnere romano Cesare Bazzani. In una Roma vestita di templi e chiese barocche, il nuovo edificio, con il suo imponente ingresso a tempio romano, doveva servire ad ospitare le opere degli artisti del periodo la cui fama e il cui successo rappresentarono un motivo di vanto e orgoglio per l’intera Nazione. Malgrado il passare degli anni, il museo non ha perduto il suo primato di custode di capolavori contemporanei. Time is out of joint (Il tempo fuori dai cardini – titolo scelto anche da Philip K. Dick per un suo romanzo di fantascienza del 1959): questo metteva in bocca Shakespeare ad Amleto e così si chiama il progetto di riorganizzazione delle opere della Galleria Nazionale di Roma diretta dalla nuova direttrice Cristiana Collu. Hercules and Lica – Gruppo scultoreo in marmo eseguito da Antonio Canova tra il 1795 e il 1815. L’opera rappresenta una vicenda tratta dai poeti antichi. Ercole, impazzito dal dolore procuratogli dalla tunica intrisa dal sangue avvelenato del centauro Nesso, scagliò in aria il giovanissimo Lica, che, ignaro, gliel’aveva consegnata su ordine di Deianira. Time is out of joint (11 ottobre 2016 – 15 aprile 2018)   è  la rottura del criterio cronologico di sistemazione del patrimonio d’arte del museo: non ci sono più stanze divise per scarti temporali, ma quadri, sculture e installazioni accostate per temi, idee, colori e suggestioni, a parlarsi tra loro al di là degli anni. 1905 – Le tre età della donna. Gustav Klimt (olio su tela) Ci si muove nello spazio attraversando le sale e le opere, dove le immagini sono fisse, in relazione simultanea tra loro, come se fossero prequel e sequel insieme: un cinema al contrario. Perché in fin dei conti qualcuno, quel tempo, deve pur riordinarlo. Anche se si tratta di un lavoro difficile, come ammette lo stesso Amleto a completamento del verso incriminato: “The time is out of the joint”, “il tempo è fuori giunto”, dice Amleto dopo aver parlato con lo spirito del padre, e poi aggiunge: “O cursed spit. That ever I was born set it right”, “o sorte maledetta, che proprio io sia nato per rimetterlo in sesto”. (Amleto, atto I, scena 5, 188-190). L’idea ha sconvolto i puristi della tradizione, ma questo piacevole disordine è piaciuto moltissimo ai visitatori, quindi, se magari siete di passaggio a Roma e avete sete di bellezza venite a vedere le opere di 170 artisti che vanno dalla “a” di Carla Accardi alla “zeta” di Gilberto Zorio. Il voto di Francesco Paolo Michetti, 1880. Quadrone enorme: è la rappresentazione di una grande festa popolare abruzzese (quella di san Pantaleone a Miglianico). Passando da grandi firme del contemporaneo come Luigi Ontani, Gianfranco Baruchello, Thomas Schütte e Joseph Kosuth, a mostri sacri della pittura dell’Ottocento (i vari Vincent van Gogh, Paul Cézanne, Gustave Courbet, Claude Monet). 1896 – Angiolo Tommasi. Gli emigranti. Dagli esponenti delle avanguardie storiche (i futuristi Umberto Boccioni e Luigi Russolo, il dada Hans Arp e il cubista Georges Braque) fino ai vari Amedeo Modigliani e Gino de Dominicis, Andy Warhol e Joan Mirò. 1917 – Amedeo Modigliani. Hanka Zborowska. 1918 – Carlo Carrà. L’ovale delle apparizioni. Fontana è un’opera ready-made realizzata dall’artista Marcel Duchamp nel 1917. Consiste in un comune orinatoio firmato “R. Mutt” e intitolato Fontana, e viene considerata da alcuni storici dell’arte e teorici specializzati una delle maggiori opere d’arte del ventesimo secolo. 1977 – Hammer and Sickle di Andy Warhol.
Aggiornamento al 20-02-2017
Un concorso per miss e mister Galleria Nazionale al museo d’arte moderna di Roma
Dal 21 febbraio al 27 marzo nel salone centrale i visitatori potranno votare il ritratto preferito (cliccare qui).

Nessun commento

Lascia un commento