C’è chi dice no alla corruzione


Prevenzione e repressione della corruzione
La corruzione è un male vecchio quanto l’uomo. Anche nel più bello dei paradisi terrestri c’è sempre un serpente pronto a corrompere e qualcuno disponibile a farsi corrompere. La corruzione è come un “iceberg”; quello che vediamo è solo la punta che emerge sopra il pelo dell’acqua. In altri termini possiamo conoscere le cifre della corruzione scoperta (delitti registrati e numero di persone coinvolte), ma non ne conosciamo la dimensione sommersa.
Le statistiche della delittuosità, cristallizzate nello SDI (sistema d’indagine gestito dal Ministero dell’interno) e le statistiche giudiziarie della criminalità, rilevate dal Ministero della giustizia, nonché la relazione della Corte dei conti, testimoniano di una massiccia intrusione della corruzione nei gangli vitali del Paese, un’illegalità diffusa che fa sentire molti partecipi di un “comune destino” dove i cittadini che nutrono sentimenti di forte lealtà verso l’interesse generale e verso le istituzioni e le pubbliche amministrazioni iniziano a sentirsi in minoranza.


Accanto alla rilevazione di fenomeni riconducibili per diverse connessioni causali alla corruzione, non emergono, con immediatezza e spessore, le ragioni del bene comune e degli interessi nazionali, incarnate in istituzioni, sia pubbliche che private, votate a debellare questo devastante fenomeno che incide in profondità sulla vitalità civile e democratica del Paese.

Le rilevazioni maggiormente accreditate, quelle che hanno potuto considerare le condizioni politico-economico-giudiziarie di un vasto numero di nazioni, in particolare quelle della Banca mondiale, confermano il dato secondo il quale alti livelli di corruzione, reale e percepita, sono associati a quella che viene definita una “povera” capacità di governance, cioè di elaborazione di politiche generali e di esercizio di controlli; le stesse rilevazioni, con riguardo a nazioni nelle quali il livello di corruzione è moderato o addirittura modesto, a fronte di buona e forte governance, presentano, piuttosto che giudizi soddisfacenti, l’indicazione di strumenti di prevenzione e controllo altrettanto incisivi di quelIi necessari ad intervenire nei contesti di elevato tenore di corruzione.
Giornata mondiale contro la corruzione
Il 9 dicembre di ogni anno ricorre la Giornata internazionale contro la corruzione, istituita nel 2003 quando a Merida, in Messico, dal 9 all’11 dicembre è stata aperta agli Stati la firma della Convenzione ONU contro la corruzione, adottata dall’assemblea generale della Nazioni Unite il 31 ottobre 2003.

La legge sul procedimento amministrativo (n. 241 del 1990), il decreto legislativo sulla responsabilità penale amministrativa d’impresa (n. 231 del 2001), il sistema generale di controlli pubblici e di quelli stabiliti per le società private, il prezioso lavoro delle Forze dell’ordine e della magistratura, la sottoscrizione e la ratifica di trattati internazionali (da ultimo, si veda la legge n. 116 del 2009 di ratifica della Convenzione ONU contro la corruzione) e nel futuro più prossimo l’auspicabile ratifica ed esecuzione delle Convenzioni civile e penale sulla corruzione, definite a Strasburgo l’una nel novembre 1999, l’altra nel gennaio dello stesso anno, ovvero l’intero sistema normativo del Paese deporrebbero per un’adeguata cornice legale contro la corruzione; e tuttavia, il dato crescente della corruzione pone interrogativi sulle dinamiche reali in corso nel Paese, ben oltre quelle legali.

Più che una percezione, vi è il fondato timore che la soglia di accettazione della corruzione, nei comuni e nelle città, negli uffici pubblici e in quelli privati, nei gruppi sociali, aggravata dalla crisi economico-sociale, si sia alzata, con il rischio di una generalizzata rassegnazione nella concretezza della quotidianità o, per meglio dire, alla “mal’amministrazione”.

Il rimbombo di richiami al pragmatismo, non conseguenti ad un principio di responsabilità attrezzato con regole, comportamenti etici e politici, e con trasparenti meccanismi funzionali e procedurali concorre a distorcere il senso comune, con il rischio concreto di screditare anche il rispetto per il fare, per realizzare interventi pubblici, servizi, trasformazioni territoriali moderne e sostenibili.

L’impatto economico della corruzione è molto alto: una tassa immorale ed occulta pagata con i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini, che erode e frena lo sviluppo economico. Stime pari a 60-70 miliardi di euro di corruzione all’anno costituiscono una mostruosità finanziaria, non dimenticando che un fiume ben più che doppio di miliardi di euro passa per l’evasione fiscale. La Corte dei conti, la relazione del SAeT (Servizio Anticorruzione e Trasparenza) ed agenzie indipendenti come Transparency lnternational sono concordi nella valutazione dell’enormità dello stock annuale di corruzione. Quanto sia il valore effettivo, in realtà lo si ignora: probabilmente è superiore ai dati di stima.
La trasparenza come antidoto alla corruzione
C’è un’indicazione di massima delle aree nelle quali si produce corruzione, ma è compito delle lstituzioni pubbliche rendere disponibile il tracciato della corruzione, modalità per modalità, settore per settore, soggetto per soggetto, a partire da sanità, appalti, sistema degli acquisti dove molto alto è il livello di indebita intermediazione politica.

C’è stata una stagione nella quale i controlli, nelle loro variabili più aggiornate – il controllo interno, il controllo strategico, il controllo di gestione, l’accertamento della qualità – assieme a quelli tradizionali di legittimità hanno aiutato a rassicurare il Paese circa la volontà politica ed istituzionale di mettere fuori gioco le variabili criminose della competizione economica. Occorre prendere atto, alla luce dei conclamati numeri della corruzione, del loro fallimento.
Milena Gabanelli – Corruzione, c’è chi dice no!

Tra gli elementi per combattere la corruzione ce ne sono tre più importanti di altri: volontà politica, pressione dell’opinione pubblica e strumenti tecnici per analizzare, valutare e trattare il rischio di corruzione.
“A coloro ai quali molto è dato, molto è richiesto”, affermò John Fitzgerald Kennedy. Conformemente alla Convenzione ONU, alla politica, in Italia, è oggi richiesto di elaborare o perseguire, secondo i principi fondamentali del sistema giuridico italiano, politiche di prevenzione della corruzione efficaci e coordinate che favoriscano la partecipazione della società e rispecchino i principi dello Stato di diritto, di buona gestione degli affari pubblici e dei beni pubblici, di integrità, di trasparenza e di responsabilità.
Occorre quindi approvare in Parlamento una serie di disposizioni concernenti anche il settore privato che non costituiscano appesantimento ma, piuttosto, semplificazione degli oneri burocratici e consentano di rafforzare i controlli in funzione anticorruttiva; misure che prevedano l’accessibilità protetta del singolo cittadino agli organi di prevenzione della corruzione e agli organi giurisdizionali, con forme di tutela identiche a quelle assicurate dalla legge ai dati sensibili; misure che disciplinino la tracciabilità dell’intero percorso del danaro pubblico erogato nell’ambito di procedure ad evidenza pubblica o in qualunque altro modo speso dalle pubbliche amministrazioni con particolare cura agli interventi nell’ambito delle procedure d’urgenza; misure volte ad adeguare l’ordinamento ai princìpi e agli istituti penalistici definiti nella Convenzione ONU in materia di repressione della corruzione, dando attuazione, in particolare, a quello secondo il quale i vantaggi della corruzione devono essere facilmente considerati inferiori agli svantaggi derivanti dalle sanzioni per comportamenti corruttivi; estendere ai proventi accertati della corruzione – inclusa quella politico-amministrativa – il regime della confisca come già previsto dall’ordinamento giuridico italiano per altri tipi di reato.

Concorsi e raccomandazioni – Report 15/05/2011

1 Comment so far

  1. CARLA on 17 Giugno, 2011

    CHE MEGALOMANE DEL CAZZO

Lascia un commento