Attacchi ai cristiani nel mondo

La libertà religiosa, assieme a quella di coscienza e di pensiero, fa parte dei diritti fondamentali ed inalienabili dell’uomo, quali sono espressi nella “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” (vedere articolo 18) adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico sia in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti. Link al testo della risoluzione sulla libertà religiosa approvata a Strasburgo il 20 gennaio 2011: cliccare qui.

Le persecuzioni dei cristiani nell’era di internet  persistono in alcuni paesi del mondo soprattutto a causa dei regimi comunisti (Corea del Nord, Cina, Vietnam) e di fondamentalismi islamici (Somalia, Arabia Saudita, Libia, Pakistan, Iraq, Sudan) o indù (India, Bhutan) con attacchi a singoli fedeli (cliccare qui), manifestazioni pubbliche di violenza in luoghi di culto o restrizioni governative che impediscono la pratica religiosa.

Le stragi perpetrate in questi ultimi mesi e che hanno mietuto vittime nella minoranza cristiana sono il culmine di una offensiva condotta con violenza sistematica e indiscriminata contro la presenza cristiana in vaste aree del mondo. Purtroppo, come documentano questi eventi, il diritto di libertà religiosa è oggi rimesso in discussione, generando intolleranza spesso alimentata e strumentalizzata per motivi politici ed economici, che sempre più di frequente producono aberranti atti di violenza collettiva a danno delle minoranze; non vi è dubbio che ci troviamo davanti anche ad uno scontro interno tra l’Islam combattente e quello più “ragionevole”, quello più secolarizzato, quello più dialogante con l’Occidente.

Un appello forte a rompere il silenzio su queste vicende è arrivato il 1° gennaio 2011 dal messaggio “Libertà religiosa via per la pace” di Benedetto XVI in cui è stato ricordato a tutti gli uomini di buona volontà che abbiamo bisogno di pace, perché senza pace non c’è sviluppo né progresso, non c’è sicurezza né giustizia, non c’è fraternità tra uomini che hanno la stessa dignità umana. Tale messaggio ha denunciato quindi la grave mancanza di libertà religiosa di cui soffrono tanti esseri umani tra i quali i cristiani in molti paesi, ancora una volta vittime innocenti di una persecuzione che, in modi e in luoghi diversi, li costringe ad una diaspora che crea in loro e nelle loro famiglie un drammatico senso di sradicamento. D’altra parte questi stessi paesi privati del contributo culturale di concittadini cristiani, residenti da secoli in quegli stessi luoghi, non possono che diventare sempre più poveri e più intolleranti.

Il termine “cristiano fobia” è quello che descrive più compiutamente questo fenomeno di portata universale, e come tale è stato adottato dall’ONU sin dal 2003 e dal Parlamento europeo nel 2007. Con questa espressione si vuole qualificare la peculiarità di una persecuzione che si manifesta in odio cruento in paesi dove il cristianesimo è minoranza, ma trova fertile terreno anche in Occidente da parte di chi vuole negare la pertinenza pubblica della fede cristiana; il Novecento è stato il secolo del maggior eccidio di cristiani nella storia. In cent’anni ci sono stati più “martiri” che nei duemila anni precedenti. Ed oggi, secondo il rapporto annuale dell’Associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”  risultano essere più di 60 gli Stati del mondo dove si verificano gravi violazioni della libertà religiosa.

La mappa delle persecuzione dei cristiani nel mondo

Nell’attuale momento storico il fronte dell’intolleranza tocca le più diverse nazioni nei diversi continenti: si pensi alla Cina che non offre un’adeguata tutela dei diritti umani e ferisce il sentimento religioso dei cristiani, intervenendo nella vita e nell’organizzazione della Chiesa cattolica; a quei paesi dov’è in vigore la sharia, dove chi non è musulmano vive in pericolo costante; al Pakistan dove si segnalano casi di stupri di donne e bambini solo perché cristiani, e dove la signora Asja Bibi, una contadina cristiana, è stata condannata a morte applicando la legge sulla blasfemia; alla Nigeria, dove sembra esplosa una guerra di religione che miete vittime soprattutto tra i cristiani; ancora all’Iraq, dove si susseguono attentati clamorosi e singole uccisioni; all’Egitto dove, sebbene il governo egiziano si sia da tempo

impegnato contro il terrorismo e a favore della convivenza civile e religiosa tra i popoli, hanno avuto luoghi atti ricorrenti di violenza contro cristiani copti ed attacchi di varia natura ai cristiani fino ai recenti attentati; infine all’ostracismo e alle minacce nei confronti degli arabi cristiani in Palestina o alla drammatica situazione nello Stato dell’Orissa, in India, dove si assiste ad un vero e proprio sterminio nei confronti dei cristiani; o infine alla vicenda di Timor Est dove solo l’intervento internazionale ha fermato il genocidio della popolazione dell’isola.

Magdi Cristiano condanna l’attentato islamico contro i cristiani in Egitto

In questo clima ciò che più colpisce è il silenzio delle istituzioni, la voce sommessa di chi prova a protestare è facilmente messa a tacere. Si nota in modo stridente la mancanza di un’iniziativa forte e decisa a carico della diplomazia internazionale. L’ONU si dice costernato, ma non risulta che abbia preso iniziative di qualsiasi tipo. Anche la grande stampa che in molti casi è pronta a mobilitarsi per alcune nobili iniziative, questa volta tace; l’integrazione europea per essere autentica deve fondarsi sul rispetto delle identità dei popoli dell’Europa, della cui civiltà una delle sorgenti è il cristianesimo, che è all’origine dell’idea di persona e della sua centralità.

Attentato terroristico Alessandria Egitto 01 gennaio 2011

Una consapevolezza maggiore sulle origini culturali delle nostre idee e istituzioni democratiche non può che rafforzarne la tenuta dal momento che la stessa idea di laicità dello Stato ha storicamente tratto linfa vitale dalla cultura cristiana e dall’innegabile ruolo storico che ha rivestito nella storia delle democrazie occidentali.

La difficile vita dei cristiani copti in Egitto

Cristiani, musulmani, ebrei, credenti di qualunque confessione religiosa e non credenti, non possono restare insensibili alle sofferenze di intere popolazioni perseguitate per la loro fede o credo.

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