Fontana dell’Acqua Acetosa – Roma

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Dopo anni di abbandono, da pochi giorni, grazie al circolo Canottieri Aniene e alla Sovrintendenza dei Beni Culturali, la fontana dell’Acqua Acetosa è stata restituita alla città completamente ristrutturata. I lavori sono costati un milione di euro, cifra finanziata dal Circolo Aniene, da Acea, BNL e Maire Technimont. L’intervento, condotto dalla Sovrintendenza Comunale, ha riguardato la ripulitura della fontana, la bonifica dell’impianto idraulico e la creazione del nuovo giardino con panchine e pavimentazione in sampietrini (la cui manutenzione è affidata allo stesso Circolo Canottieri, a costo zero per il Comune). Il progetto é stato curato dall’architetto Francesco Fiorentini.

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Le incisioni del Falda del ‘600 suggeriscono un luogo immerso nel verde, vicino alla riva sinistra del Tevere, sosta per i viaggiatori diretti a Roma.

Renibus et stomaco, spleni corique medetur
Mille malis prodest ista salubris aqua
“Questa acqua salubre è medicina dei reni, dello stomaco, della milza e dei cuore ed è utile per mille malattie” (dall’epigrafe dedicata da papa Paolo V).

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La fontana dell’Acqua Acetosa è una fontana di Roma, nel quartiere Parioli; in questo punto il fiume Tevere ha un’ansa profonda prima di dirigersi di nuovo a nord; la fontana vera e propria si trova più in basso rispetto al livello stradale, e dunque vi si accede tramite una scalinata.
Il nome deriva dalla fonte di acqua ferruginosa che qui sgorgava; quest’acqua era particolarmente gradita da papa Paolo V che vi fece erigere una fontana nel 1619, come ricorda ancora la lapide che si trova su una parete in basso; all’epoca la fonte era una semplice parete da cui sgorgava l’acqua. La stessa venne fatta restaurare da Innocenzo X. Papa Alessandro VII commissionò la fontana attuale.

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In alto si trova un timpano che ospita lo stemma papale ed una lapide.
La fontana si presenta con una scalinata che porta in basso dove c’è un prospetto a forma di esedra.

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Nel prospetto ci sono tre nicchie, in ognuna delle quali lo stemma dei Chigi, sei monti sovrastati da una stella a otto punte, si trova sopra una piccola vasca alimentata da una cannella.

Fino dal lontano 1660 furono in tanti, romani e non, ad usufruire dell’acqua, con un leggero retrogusto di aceto, che si diceva avesse molte proprietà curative per l’organismo. Parlo della Fontana dell’acqua Acetosa (da aceto appunto) voluta da papa Alessandro VII Chigi che svolse il suo pontificato dal 1655 al 1667. Fin dall’antichità coloro che prendevano l’acqua per poi trasportarla e venderla in città (sia con carretti che con il solo animale da soma, vennero chiamati “acquacetosari“, il termine compare per la prima volta in un trattato del 1663. Nel secolo scorso la qualità andò sempre più peggiorando, fin quando nel 1959 venne chiusa. Poi nel 2009 qualcuno si prese cura di lei, restaurandola e riallacciandola all’acquedotto dell’Acqua Marcia.

Nel 1712 ci fu un nuovo restauro voluto da Clemente XI, ricordato da un’altra lapide posta più in basso, sopra la nicchia centrale.  I sedili invece sono opera del 1821, voluti e finanziati da Luigi I di Baviera, assiduo frequentatore della zona durante il suo soggiorno romano, per il luogo dove conobbe la sua amante Maria Anna Florenzi.

A causa dell’inquinamento della falda la fontana fu chiusa nel 1959 e riaperta in seguito alimentandola con normale acqua potabile di acquedotto.

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