Il mistero della scomparsa delle api


Su internet, molti affermano che Einstein disse questa frase: Se un giorno le api dovessero scomparire, all’ uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita.
Da quello che ho letto, in realtà, secondo quanto riportato da Snopes.com, non esiste una fonte originale per questa citazione attribuita a Einstein, ed essa non viene menzionata in nessun documento prima del 1994. In quell’anno, è usata per la prima volta su di un volantino distribuito a Bruxelles dall’Unione Nazionale Apicoltori francesi, in rivolta a causa della concorrenza del miele d’importazione. È quindi probabile che sia stata creata ad hoc per avvalorare la protesta. Comunque sembrerebbe accertata la presenza di alti livelli di pesticidi negli alveari. Analisi degli alveari hanno evidenziato un livello mai riscontrato prima di due pesticidi usati contro la Varroa, inoltre nelle api e nel polline sono risultati presenti una settantina di altri pesticidi usati in agricoltura e diversi metaboliti di questi pesticidi. Secondo la ricercatrice Maryann Frazier, che ha mostrato i risultati al meeting della American Chemical Society, non


si sa ancora se questi composti sono in relazione con il Colony Collapse Disorder (il nome dato alla ‘sindrome’ che sta causando una morìa internazionale di api), ma “sono certamente fattori di forte stress” per le api, inoltre “i soli pesticidi non si sono dimostrati la causa del CCD; pensiamo che si tratti di una combinazione di diversi fattori, che probabilmente includono acari (parassiti come la Varroa), virus, e pesticidi”.
La EPA (l’agenzia di protezione ambientale statunitense) controlla le esposizioni a singoli pesticidi, ma non a combinazioni di essi, e una esposizione cronica potrebbe portare a cambiamenti nel comportamento che non sono monitorati.
Le api producono miele, pere, mele, pomodori, trifoglio, erba medica, latte, carne. Trasportano il polline e trasformano il mondo in cibo. Le api, un bioindicatore dell’ambiente, sono una specie a rischio. Oggi loro, domani noi. Il Guardian nell’articolo “Honeybee deaths reaching crisis point” riporta che un terzo dei 240.000 alveari britannici è scomparso durante l’inverno e la primavera. Il ministro inglese Rooker ha dichiarato che, se non cambierà nulla, entro dieci anni non ci sarà più un’ape nell’isola. Le api contribuiscono all’economia britannica per 165 milioni di sterline all’anno per la produzione di frutta e verdura. Oltre al miele naturalmente. La Honey Association prevede che il miele locale sarà finito in Gran Bretagna entro Natale. Riapparirà sulle tavole soltanto nell’estate del 2009.
La crisi è mondiale. Il maggior produttore di miele è l’Argentina che ha ridotto del 27% le sue 75.000 tonnellate annue. Negli Stati Uniti (-25% degli alveari nel 2008) e nel resto del mondo le api ci stanno lasciando. In Italia è una strage. Nel 2007 sono morte il 50% delle api, persi 200.000 alveari e 250 milioni di euro nel settore agricolo.
Perché le api muoiono? Per l’ambiente, il clima, la varoa (un acaro), i pascoli trasformati in coltivazioni di soia per i biocarburanti, per i pesticidi, l’inquinamento dei corsi d’acqua. Qualcosa in Italia si può fare e subito. Vietare l’uso dei pesticidi nicotinoidi. In Francia lo hanno già fatto. Sulle api hanno l’effetto della nicotina. Gli fanno perdere il senso dell’orientamento, non riescono a ritornare nell’alveare e muoiono.
Le api muoiono

Per approfondire l’argomento linko alcuni indirizzi interessanti:
http://www.apicolturaonline.it/
http://lanazione.ilsole24ore.com/arezzo/2008/08/27/114151-allarme_continua_moria.shtml
E per finire eccovi la sigla integrale della cara e famosa Ape Maia

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