Una bandiera del Tibet alla finestra

Cliccate quì e aspettate con calma che appaiano le immagini del Tibet
Caro Direttore, (da QN on line del 18 aprile 2008)
le scriviamo consapevoli di trovare in Lei un sincero sostenitore della causa tibetana; lo
testimoniano i suoi numerosi interventi, il banner “Free Tibet” presente nell’home page del suo giornale, il fatto di aver pubblicato, dandole la dovuta evidenza, la foto che forse testimonia meglio di cento discorsi lo stato delle cose: quella del drappello di militari cinesi con in dotazione, sottobraccio, un singolare travestimento, le tuniche arancioni dei monaci buddisti.
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Converrà con noi che l’imperativo di questi quattro mesi che ci separano dalle Olimpiadi di Pechino sia quello di utilizzare il palcoscenico mondiale rappresentato da quell’evento per illuminare l’altra faccia della luna. Di illuminare, quindi, un Tibet dove oggi, i tibetani
sono già minoranza (6 milioni rispetto a 8 milioni di cinesi han) e lo saranno sempre di
più in futuro: il regime di Pechino intende trasferire a Lhasa e dintorni altri 12 milioni
di cinesi entro il 2020. Ma di illuminare anche la repressione cinese nel Turkestan
orientale, contro la minoranza uigura mussulmana (non a caso, sono spuntati fuori dal nulla pericolosi terroristi islamici …); anche la persecuzione sistematica dei Falun Gong; anche quella della “Chiesa del silenzio”, dei cristiani che, proprio come avveniva nei Paesi
dell’Est sotto il comunismo, sono costretti a professare la loro fede nelle catacombe o ad
accettare come pastori persone nominate dal regime di Pechino, la sedicente “Chiesa
patriottica”.
Il Dalai Lama, nel suo “Appello al popolo cinese” diffuso il 28 marzo scorso, ribadisce di
non essere contrario ai Giochi Olimpici di Pechino, giusto riconoscimento della civiltà
millenaria della Cina e del suo attuale impressionante progresso economico. Pechino ha
mancato solamente la “quinta modernizzazione”, quella evocata dal più famoso dissidente
cinese, Wej Jinghseheng: la democrazia. Occorre cercare di instaurare con il regime
comunista un confronto vero, utilizzando tutte le armi nonviolente a disposizione; la
settimana scorsa, su impulso degli eurodeputati radicali Pannella e Cappato, il Parlamento
Europeo ha approvato a stragrande maggioranza una Risoluzione che non parla di boicottaggio delle Olimpiadi ma chiede ai 27 governi dell’Unione Europea sia di esprimere, finalmente, una posizione unica nei confronti di Pechino sia di non partecipare alla cerimonia ufficiale di apertura dei Giochi Olimpici se non vi sarà un credibile avvio di dialogo fra tibetani e cinesi.
Di fronte a tutto questo, il Dalai Lama ha, ancora una volta, pronunciato e scritto parole
di ragionevolezza, di pace e di amore; nel suo Appello ricapitola i rapporti con il regime
comunista, ricordando come già nel lontano 1974 egli scelse la “Via di Mezzo”: non avrebbe cercato di separare il Tibet dalla Cina ma avrebbe facilitato un suo pacifico sviluppo. Da allora, la proposta del governo tibetano in esilio si è ulteriormente affinata e precisata, riassumendosi nella richiesta di una piena autonomia all’interno dei confini della
Repubblica Popolare di Cina, un’autonomia tale da preservare le tradizioni e la cultura
millenaria del buddismo tibetano prendendo a modello quello che abbiamo fatto anche noi
italiani con l’Alto Adige e con la Valle d’Aosta. Dal 2002 ad oggi vi sono stati sei
colloqui fra i rappresentanti del Dalai Lama e il regime di Pechino, ma non è stato fatto
alcun passo avanti. Anzi, il Dalai Lama è stato descritto come un vero e proprio “mostro” e
accusato di essere un pericoloso terrorista secessionista che avrebbe fomentato le recenti
violenze. Per dare forza alla richiesta di autonomia per il Tibet, nel 2002 è nata all’interno del Consiglio Regionale del Piemonte (su iniziativa radicale) l’Associazione dei Comuni,
Province e Regioni per il Tibet. Oggi ne fanno parte oltre 150 enti locali, che hanno
deciso di esporre la bandiera del Tibet all’interno delle loro sedi istituzionali fino a
quando non si arriverà a uno status di piena autonomia. Informazioni dettagliate
sull’Associazione si possono trarre dal link “Associazione per il Tibet” sul sito
www.consiglioregionale.piemonte.it.
Ognuno dei suoi lettori può fare due cose, semplici e concrete: contattare il proprio
consigliere comunale, provinciale, regionale di riferimento, il proprio sindaco, e
chiedergli di far aderire il Comune, la Provincia, la Regione all’Associazione per il
Tibet. E poi, proprio come ha fatto Lei sul sito web del suo giornale, ciascuno può esporre
la bandiera tibetana alla finestra, al balcone di casa, un piccolo gesto che in Tibet può
costare anni di carcere. Una bandiera, tante bandiere sono un segno tangibile di attenzione
e di impegno: si possono richiedere andando sui siti www.radicalimilano.it e
www.associazioneaglietta.it (dove è anche possibile scaricare l’Appello del Dalai Lama
citato in precedenza).
Occorre andare avanti sulla strada indicataci dal Dalai Lama; siamo sicuri che anche grazie
a Lei e ai suoi lettori saremo in tanti a percorrere quel difficile sentiero.
Bruno Mellano (deputato radicale uscente, coordinatore intergruppo parlamentare Tibet)
Valerio Federico (segretario Associazione Enzo Tortora – Radicali Milano)

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