Si può fare

Ma, credo, non prevalebunt, we shall overcome, possumus.
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Veltroni l’americano
Grande sfoggio di cartelli «all’americana» tra i sostenitori del sindaco di Roma, Walter Veltroni, che ha inaugurato in Umbria, a Spello, la campagna elettorale del Partito democratico. Americano pure lo slogan, parente stretto del «Yes, we can» coniato da Barack Obama per la sua rincorsa alla Casa Bianca.
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C’è il numero chiuso lassù in cima alla collina dove fra qualche minuto Walter Veltroni pronuncerà il discorso inaugurale della sua campagna elettorale. I pochi fortunati con l’invito – non più di 140 persone – capiscono subito il perché: nel piccolo spiazzo davanti al convento, c’è un muro di telecamere.   

Sembra tutto casuale, in realtà lo spazio è stato allestito come uno studio tv. Gli invitati in carne e ossa stanno lì come delle comparse, quel che conta è il pubblico televisivo. Ciò che conta è che il viso del leader, inquadrato dalle telecamere, abbia come sfondo il delizioso paesino medioevale di Spello e le sue colline”.
E ancora: “In quella immagine e in quelle parole rilanciate in diretta da Sky, da la7 e poi dai Tg serali c’è tutto Walter Veltroni: a dispetto dell’etichetta buonista, l’uomo è un perfezionista che cura con la ferocia dello spin doctor anglosassone sia la confezione, che il messaggio”. (dalla Stampa di Torino)

Martini, che di Veltroni è anche biografo, descrive alla perfezione le aspettative del segretario. Ma allora cosa ha mandato di traverso i tg serali dalle parti del loft? Evidentemente il giornalista della Stampa non è andato poi a verificare se le immagini fossero veramente quelle che erano nelle intenzioni di spin Walter. Le immagini Rai del Tg1, così come ahilui quelle di Tg3 e Tg2, hanno completamente ciccato lo sfondo bucolico scelto dai cervelloni comunicativi del Pd!
Nessun borgo felice a fare da sfondo a Veltroni, nessun paesino a simboleggiare la bella Italia, bucata la bandiera italiana che stava alla sinistra dell’oratore: le telecamere Rai erano posizionate su un altro asse e hanno piazzato alle spalle del sindaco dimissionario un terrificante bosco spoglio e secco, che non comunicava nessun riferimento. Roba da film horror.
Non è difficile pensare alla reazione del segretario, quando si è reso conto che più della metà dei telespettatori dei tg (quelli che guardano i notiziari Rai) non aveva potuto capire nulla del “grande colpo comunicativo” e si sarà domandata in quale giungla amazzonica fosse stato confinato il candidato.
Chissà cosa avrà detto al suo portavoce Roberto Roscani, visto che un’emittente come Sky Tg 24, che ha dato in diretta il discorso ma che non può certo vantare i numeri di ascolto dei telegiornali Rai, aveva invece immagini perfette e assai evocative. I giornali, che oggi magnificano la scelta, i tg non li guardano.

Da il “Corriere della Sera”
Vittorio Taviani si è accomodato in poltrona con la moglie Carla, ha acceso Sky Tg24 e ha tirato un sospiro di sollievo: «Ma sì, ne avevamo proprio bisogno, dopo tanti scontri, tante urla che ci hanno fatto stare male. Ci siamo messi comodi e c’era Veltroni, nella bellissima Umbria, che ci parlava. Un dialogo semplice, pacato ».
Questione di punti di vista, come un regista sa bene. E da buon appassionato di cinema Veltroni ha scelto con cura la scenografia per il suo debutto, inviando in mandato esplorativo agreste il fido Walter Verini. Con una missione: «Trovare un posto dove non si urla». Ed eccolo, Spello: borgo da cartolina, cielo limpido e trasparente, case antiche, la pace della campagna. E Veltroni, in piano americano, con il suo «low key speech», come scrive la Reuters, il suo discorso «sottovoce».
Eppure — sarà stato il cipresso che «intristisce», come dice l’esperta di immagine di Berlusconi Miti Simonetto —, sarà stato l’impatto cromatico di «una location che non va» (sempre Miti), fatto sta che tutta quell’atmosfera bucolica ha fatto saltare i nervi a Oliviero Toscani: «O mamma, ma che sarà mai? Ne ho piene le scatole di questi trucchetti: mi metto il colletto su o giù? Mi metto a parlare sull’erba o vado sull’eremo? Neanche fosse Gesù Cristo».

Qualcosa vorrà pur dire questa scelta, no? «Non vuol dire un bel niente, solo che c’è uno che cerca di passare come nuovo, ma dice le stesse cose con la stessa faccia da 30 anni. In Italia si nasce e si crepa politici. Lui è nato nella Fgci, il più grande ufficio di collocamento d’Italia».

Se, sul fronte politico, l’udc Maurizio Ronconi lo accusa di ingannare anche i morti—«Ha detto bugie di fronte alle migliaia di morti del cimitero»—su quello artistico appare più pacatamente veltroniano, ma non troppo, Marco Bellocchio: «È stato un avvio di campagna nel suo stile: elegante, netto ma discreto. Il contrario di quello berlusconiano, a base di urla e insulti. Il pericolo è che alla differenza di stile non corrisponda una diversità di contenuti. Penso alle posizioni sulle tasse, ai forti condizionamenti sulla laicità».

Il più ammirato resta Vittorio Taviani. Che azzarda un paragone: «La scelta del paesaggio è molto indicativa. Ricorda San Francesco, nella duplice accezione di santo e guerriero: da una parte il francescanesimo, l’assoluta fiducia in quello in cui si crede; dall’altra la volontà ferrea nel realizzarlo».
Vieni avanti Walterino – VELTRONI UN FILM GIA’ VISTO…

Il Cambiamento”. Ha sostituito “il Cantagiro”. È un concorso a premi che deve il nome alla sfida, la quale consiste in un cambio di menzogna. Gli sfidanti girano l’Italia raccontando una menzogna diversa da quella raccontata nell’edizione precedente. L’edizione attualmente in corso si concluderà il prossimo 13 aprile. In palio sono 945 seggi al Parlamento. E’ solo l’inizio, prepariamoci quindi ad assistere ad una campagna elettorale di puro marketing elettorale. Ogni idea, ogni decisione e ogni proposta che sentiremo non verrà fatta per motivi politici o perché ritenuta necessaria per il Paese. No, tutto quello che sentiremo sarà il frutto di studi elettorali, di analisi di marketing.
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Walter Veltroni risponde al Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi presentando il nuovo sito internet del Partito Democratico (http://www.partitodemocratico.it/): “Non è solo un sito, è qualcosa di più, è una delle forme con cui vivrà la campagna elettorale ma non solo perché la Rete è uno dei luoghi in cui si fa la moderna politica e la moderna comunità, un luogo interattivo per costruire un network di persone”. Veltroni annuncia inoltre che la colonna sonora della campagna elettorale del Pd sarà basata sulla canzone di Jovanotti, ‘Mi fido di te’, e sull’Inno nazionale che “è la più bella canzone che ci sia: io sono di quelli che ancora si emozionano quando la sentono”.

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